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CFM - Spiritualitá e Carisma

CFM - Spiritualitá e Carisma

sr. Vianeja Kustura, Terezija – nata il 23 luglio del 1961. a Bugojno - Bosnia ed Erzegovina. Entrata nella Congregazione nel 1983. E la sua consacrazione con i Primi voti nel 1986 e Perpetui nel 1991 a Blato, Casa Madre.
Ha svolto l’apostolato nelle comunità della Congregazione a: San Jose - California, Zagabria, Čakovec, Novska, brevemente Osijek, Dubrovnik. Ha lavorato 23 anni nella scuola media come catechista.
I ruoli nella provincia: superiora locale, consigliera provinciale e membro dell'équipe per la formazione permanente.
Altri incarichi nella vita religiosa: dal 2008 al 2015 ha lavorato nell'équipe della formazione permanente dell'USMI – Croazia e dal 2012 al 2015 sono stata responsabile della spiritualità delle comunità religiose francescane in Croazia e Bosnia-Erzegovina.
Educazione: studio biennale di lingua croata e letteratura mondiale presso la Facoltà di Filosofia di Sarajevo, studio di teologia a Zagabria, master scientifico in teologia e spiritualità francescana presso l'International Franciscan College di Canterbery – Inghilterra.
Lingue: inglese e italiano attivo, tedesco passivo (tre corsi a Goethe Instituto -Monaco, Germania)
Vicaria generale dal 2015 al 2021
Via di Porta Maggiore 38 – Roma - Tel +39 320 871 9479- Mail: kusturatereza@gmail.com
 
 
CFM - SPIRITUALITÀ E CARISMA – FONDAMENTO E IMPRONTA DI UNITÀ, COMUNIONE E MISSIONE
(Vita spirituale e carisma – carisma e vita spirituale)
 
INTRODUZIONE
Care sorelle, vi auguro "Pace e Bene", la presenza dello Spirito Santo e la comunione nella carità, come l'auspicava la nostra beata Madre Fondatrice, affinché in questi giorni possiate sentire in modo vero e genuino il calore del nido della Carità Divina. Ringrazio M. Cristina per il tema affidatomi, che è il fondamento della nostra vita spirituale, della comunione e della missione apostolica delle Figlie della Misericordia del TOR di san Francesco.
Visto che siamo all'inizio del nuovo secolo della Congregazione, considero molto significativi sia il presente Capitolo che il titolo del tema proposto. Sento che siamo chiamate ad aprire una "nuova porta" al mondo che sta affrontando molte serie crisi di ogni genere, tra le quali anche quella pandemica, che trasforma le persone in isole, alienandole da tutti e da sé stesse. Per molti questo è l'avvento dei tempi apocalittici, ma questi sono noti solo a Dio. Si evince comunque ben chiaramente che vivendo online il mondo si è allontanato più che mai da Dio, dal bisogno più sacro della propria anima e della propria esistenza. Secondo la mia modesta opinione tutte queste crisi sono dovute soprattutto all'onnipresente crisi della fede. L'attuale Sinodo aperto nel cuore della Chiesa, che alcuni teologi definiscono simbolicamente "Concilio Vaticano terzo", o perlomeno il suo annuncio, è un sospiro innalzato al cielo per il ritorno a Dio e all'uomo.
Pare questo, dunque, il momento giusto per chiederci in che modo la nostra spiritualità, incarnata nel carisma della Congregazione, possa rispondere alle esigenze del tempo in cui viviamo. Il mondo ha bisogno di opere di misericordia, spirituali e materiali, ha bisogno di Dio così che spesso lo cerca nei luoghi sbagliati o tramite autoproclamati guru e maghi, i quali nutrono le sue ansiose speranze con false promesse di una vita senza croce, nascondendo l'incommensurabile bellezza dell'alba di Pasqua.
Quindi, care sorelle, anche voi stesse siete consapevoli che è impossibile separare la vita spirituale dal carisma e viceversa. Voglio proseguire in questo senso con la speranza che il mio discorso possa incoraggiarvi a vivere in modo più radicale la nostra spiritualità secondo il carisma della Congregazione e di ogni singola sorella.
 
1. SPIRITUALITÀ E CARISMA DELLA CONGREGAZIONE
La spiritualità della nostra Congregazione delle Figlie della Misericordia del TOR di san Francesco è fondata sulla spiritualità francescana, che la nostra Madre Fondatrice ha fatto rivivere ancora nel mondo come membro e animatrice del Terzo ordine secolare di san Francesco. Le caratteristiche più importanti della nostra spiritualità sono quindi proprio Cristo crocifisso ed eucaristico, la Santissima Trinità, l'amore per il Padre celeste nonché tutte le peculiarità francescane quali: minorita, povertà, semplicità, gentilezza, conversione, nonché la libertà dei figli di Dio. Tale nostra spiritualità è presente sin dall'inizio nelle nostre Costituzioni: "Lo spirito della Congregazione è: l'amore verso Dio e verso il prossimo, in primo luogo verso le consorelle;, la fiducia in Dio Padre; il compimento della volontà di Dio e l’impegno nel conseguire l'umiltà, l’abnegazione, il sacrificio, la penitenza, l’espressione concreta della minorita francescana e della conversione (n° 4)  […] "La nostra spiritualità che sgorga dal carisma, si incentra in Gesù Figlio prediletto del Padre, Incarnato, Crocifisso, Risorto ed Eucaristico e vuole promuovere la sua regalità e l'amore al suo Cuore divino" (n° 5).
Traiamo la forza per la nostra vita spirituale, per noi, per la Chiesa e per i fratelli bisognosi nella celebrazione quotidiana del sacrificio eucaristico, edificando la comunione ecclesiastica e quella tra noi, vivendo la nostra missione. Rendiamo gloria al Signore pregando il Breviario del Popolo di Dio, meditiamo quotidianamente la Parola di Dio e coltiviamo la vita sacramentale sul nostro cammino di conversione e santità che la nostra Fondatrice ci ha lasciato quale principale obiettivo della nostra vita consacrata. Svolgiamo i rinnovamenti spirituali annuali e mensili, veneriamo come sue figlie devote la beata Vergine Maria nonché i patroni celesti della nostra Congregazione: s. Giuseppe, il padre serafico Francesco, s. Chiara e s. Teresa di Gesù Bambino, cercando di seguire il loro esempio e imitare le loro virtù. Siamo consapevoli che senza una sana spiritualità non c'è vita feconda né carisma vivo. Lo conferma anche l'Esortazione apostolica di s. Giovanni Paolo II°: " Le persone consacrate, nella misura in cui approfondiscono la propria amicizia con Dio, si pongono nella condizione di aiutare fratelli e sorelle mediante valide iniziative spirituali" (Vita consecrata n° 39).
La profonda fede nella paternità di Dio, la cui provvidenza ha accompagnato la Congregazione per tutto il suo secolo di vita, il nostro cammino alla sequela radicale di Cristo, la nostra obbidienza al sacro Vangelo e l'osservanza dei consigli evangelici sono gli aspetti assolutamente prioritari della nostra spiritualità in comunione con la Chiesa e con tutti coloro che sono in missione.
Sappiamo che il carisma di ogni famiglia religiosa è il dono di Dio che si avvera per intervento evangelico nel cuore del suo fondatore e la sua opera nel mondo incomincia a rispondere alle esigenze del tempo. Un dono, questo, che supera largamente sia la persona che lo ha ricevuto che coloro che seguono il carisma iniziale restando sempre aperti alle sue nuove espressioni e manifestazioni. Lo confermano anche i documenti ecclesiastici: "“Il carisma del fondatore si rivela come un’esperienza dello Spirito trasmessa ai propri discepoli" (Mutue relationes n° 11). Trattandosi di una “esperienza” il carisma non è una realtà statica, confinata in un passato aureo; per sua natura esso è vitale, dinamico, al pari dello Spirito che lo dona. Anche se si arriva a formularlo dottrinalmente, esso rimane comunque una storia, un’azione concreta dello Spirito Santo, un’esperienza condivisa, che continua nel tempo e si sviluppa attraverso nuove esperienze. Il carisma è pertanto sempre narrato al presente.
Il nostro carisma, concepito nel cuore della giovane Marija Petković Kovač in risposta alla povertà dei più piccoli, ha assunto le sue peculiarità proprio nello spirito della nostra spiritualità. Tutte le nostre opere apostoliche sono il frutto e l'espressione della spiritualità concreta incarnata nella vita della Congregazione e di ogni singola sorella. Il carisma si realizza e porta frutto nel prossimo in comunione con Dio. Il nostro carisma si realizza pertanto allo stesso modo: "Fiduciose nella Provvidenza Divina, fedeli allo Spirito, al carisma, alle sane tradizioni e al patrimonio spirituale della Congregazione, cooperiamo con la misericordia del Padre e ci dedichiamo all'apostolato educativo – formativo, parrocchiale, della salute e degli anziani, alle missioni, alla promozione umana e ad altri servizi nella comunità, attente ai segni dei tempi e alle necessita della Chiesa" (Const. n° 6). Nel documento della Congregazione intitolato Carisma emerge in modo particolare la nostra identità in base alla quale dovremmo essere unite e riconoscibili nel vivere il nostro carisma: "Il Misericordioso amore del Padre è una sfida perpetua alle Figlie della Misericordia. Siamo quindi chiamate ad essere la vera immagine della misericordia del Padre celeste, poiché l'uomo di oggi crede piuttosto ai testimoni che agli insegnanti ai quali crede solo se sono testimoni. In questo modo incoraggeremo anche gli altri a partecipare alle opere di misericordia" (Carisma n° 9). Ci troviamo oggi davanti ad un compito particolarmente impegnativo: dare prova, nella vita quotidiana, che la nostra spiritualità ed il nostro carisma sono il fondamento genuino della nostra unità, della nostra comunione e della nostra missione.
 
2.  CARISMA COMUNE E PERSONALE
Dopo avere incontrato nel fondo del cuore la persona di Gesù Cristo e dopo avere risposto alla vocazione spirituale, siamo venute ad imitare il Suo esempio accogliendo il carisma della nostra Congregazione. Trascinate dal genuino ardore e dall'amore per essa, ognuna di noi ha sentito il desiderio di conoscere a fondo la nostra spiritualità ed il nostro carisma, per cui siamo venute a conoscenza anche del decorso storico e delle esperienze che hanno accompagnato la Congregazione stessa. Ovviamente, con grande gratitudine al Padre celeste contempliamo la Congregazione come un grande dono alla Chiesa locale ed universale.
 

  • La Chiesa – Corpo di Cristo
Una Congregazione non può nascere né svilupparsi senza l'intima unione con la Chiesa – Corpo di Cristo. Nostra madre Fondatrice sapeva che non basta solo contemplare le radici della Congregazione e lo sviluppo del suo carisma e contenerla nei suoi stretti limiti ma è necessario realizzare la comunione con gli altri e i diversi, compiere la nostra missione in seno ad altre culture, ed è questo quello che adorna la nostra Congregazione sin dai primi inizi.
È ciò a cui ci esorta anche papa Francesco, che raccomanda all'impegnativa vita evangelica di aprirsi verso le periferie nella perpetua ricerca, clemenza, dialogo ed accoglienza. Lo spirito che ha ispirato anche il nostro carisma è lo stesso spirito che vivifica la Chiesa con nuovi carismi, sensibilità e vocazioni. In definitiva, anche l'inserimento nel mondo attuale è un fattore essenziale di approfondimento del carisma nato proprio per servire l'uomo di oggi e specialmente i bisognosi. Ecco perché il carisma può essere compreso solo se contemplato attraverso la storia, trasponendo la sana tradizione nel contatto quotidiano con le persone con le quali siamo chiamati a vivere, condividere e testimoniare.
In tal senso l'essere la Chiesa "in uscita" che vuole avvicinarsi a coloro che sono nelle periferie non è solo una bella frase o un mero metodo pastorale bensì una ben chiara direttiva per la comprensione del nostro carisma affinché noi possiamo esprimere anche oggi la creatività e l'attualità del nostro carisma della misericordia. Siamo consapevoli che non esiste mondo, persona o tempo che non abbia bisogno di opere di misericordia spirituali o corporali! Questa è la sfida perpetua che siamo chiamate ad affrontare…
 
 
Le comunità della Congregazione
La nostra Congregazione, come tutte le altre, agisce su differenti livelli che vanno da quello locale a quello del governo generale, coltivando ed osservando l'esperienza del carisma fatta nella costante comunione di tutte le sue appartenenti, il che evita dispersioni e garantisce l'unità.
L’icona più adeguata all’esegesi e l’approfondimento del carisma è quella dei due discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-45). Cristo Risorto accompagnandosi ai discepoli spiegò loro la Scrittura. Vi è, in questo accompagnamento, un grande insegnamento ermeneutico. Il suo unirsi ai discepoli nel loro cammino indica come la vita della Chiesa, al suo interno e in quello di ogni comunità religiosa, è un viaggio, e Cristo continua ad essere il viaggiatore che vi si accompagna. La comprensione del carisma è allora un viaggio, un crescere che acquista le dimensioni del tempo e della storia, verso una ininterrotta, progressiva e sempre più profonda comprensione del mistero.
È questo il cammino che ogni comunità è chiamata a percorrere. A ogni comunità si richiedono infatti le condizioni perché sia costantemente presente il Signore Risorto e il conseguente dono del suo Spirito. "Con l’amore di Dio diffuso nel cuore per mezzo dello Spirito Santo la comunità come famiglia unita nel nome del Signore gode della Sua presenza" (Perfectae caritatis 15). L'espressione "gode" indica la stabilità di una presenza che accompagna il cammino della comunità, frutto dell’amore reciproco. Ogni comunità, pur piccola, magari non fornita di particolari attitudini speculative o di tutti gli strumenti necessari, può cogliere con profondità il carisma che le è stato comunicato e trovare le vie per la sua attuazione. L’apporto richiesto alle comunità è legato anche ai rispettivi contesti culturali. La nostra Congregazione ha il timbro dell'origine croata ma anche quello dell'anima croata aperta agli altri. Questa verità si è già rivelata nell'attività missionaria delle prime sorelle e della Madre Fondatrice stessa, che hanno aperto la porta agli altri ambienti culturali dell'America Latina, dove sono sorte nuove vocazioni e che hanno arricchito la nostra Congregazione. Ci sono ben note, care sorelle, le parole della Madre Fondatrice a questo proposito: "Come membra di un unico corpo ci arricchiamo con le diversità delle sorelle e mettiamo le nostre specificità a servizio della comunione. Accogliamo ogni espressione di nazionalità, lingua, cultura e tradizione come ricchezza delle nostre comunità e occasione di un servizio più fecondo alla Chiesa universale e a tutta l'umanità (Cost. n° 42). Siamo quindi chiamate a vivere lo spirito di apertura anche alle altre culture e agli altri continenti, perché la carità e la misericordia non conoscono frontiere. Non solo la continuità ma anche l'attrazione del nostro carisma dipende dalla capacità di adottare narrazioni nuove che esigono la lieta testimonianza e la creatività. Dove? Ovunque la volontà Divina e la Provvidenza vorranno portarci. 
 
  • Il dono del carisma personale
Ogni singola sorella è dotata di doni specifici mentre altre sono adornate di un notevole carisma personale da mettere al servizio del bene della comunità. Nella semplicità del cuore e nel servire evangelico ognuna deve inoculare il proprio carisma nel carisma della Congregazione. Non è certamente questo un cammino facile sia per la persona che per la comunità. Comunque, l'arte della comunità di saper vivere nell'arricchirsi a vicenda sta nel saperlo riconoscere. Bisogna avere gli occhi della fede per poter discernere gli spiriti e distinguere quello che viene da sopra e quello che proviene dal bisogno umano di affermarsi. Tutto quello che proviene dallo Spirito può arricchire la Congregazione. A volte siamo schiave di alcuni aspetti obsoleti che forse in vesti nuove potrebbero essere messi alla luce o adattati alle nuove sfide contemporanee.
Questa è la missione di ogni singola Figlia della Misericordia. Il patrimonio della Congregazione dovrebbe quindi rivivere in ogni sua appartenente affinché tutte si sentano responsabili per il carisma e per la vita della Congregazione stessa. Una volta vissuta questa esperienza, mettiamo tutto al suo servizio, senza la minima riserva, indifferenza o pigrizia, anzi, camminiamo audaci e con ardore creativo. È così che si edifica la comunione di una comunità religiosa e carismatica, nella variegata ricchezza dei doni, servizi e culture, salvaguardando allo stesso tempo l'identità della Congregazione come le pupille degli occhi. La comunità dovrebbe avere la maturità evangelica nell’accogliere le novelle, le loro idee e visioni. Naturalmente, osservando sempre con occhio vigile il genuino e sano carisma. Purtroppo non siamo sempre propense ad affrontare le sfide, ma preferiamo piuttosto rimanere sul cammino ben noto sul quale ci sentiamo più sicure, anche se sappiamo bene con quale coraggio la Madre Fondatrice apriva e chiudeva le nuove comunità, anche quando le suore erano molto poche.
Care sorelle, siccome ognuna di noi conosce molto bene la nostra spiritualità ed il nostro carisma, desidero invitare noi tutte a riflettere su noi stesse - oggi, adesso…per poter discernere la vera realtà in cui viviamo.
In questo senso voglio fare alcune osservazioni a proposito dei verbi che troviamo nella definizione del carisma offerta dal documento Mutuae relationes e che mi sembrano particolarmente suggestivi: "Il carisma del fondatore si rivela come un’esperienza dello Spirito trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissutacustoditaapprofondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita" (n° 11).
 
  • Vivere
"Vivere", innanzitutto. Questo verbo ci ricorda che il carisma, prima di essere oggetto di studio, è una realtà viva e dinamica, come lo Spirito che ne è all’origine. Il carisma è una chiamata a entrare nel progetto Divino, a lasciarsi guidare, coinvolgere e plasmare da esso, a vivere una missione. È una realtà Divina, frutto dell’azione dello Spirito che conforma a Cristo, che ci aiuta a vivere il nostro proprio carisma inoculato nel carisma della Congregazione. La parola "vivere", ci ricorda che siamo implicati in un’opera di Dio, che ci supera infinitamente e di cui siamo a servizio, con gioia e riconoscenza. Siamo nell’ambito della vita, non delle idee, anche se la vita chiede di essere pensata, cercando in seguito di realizzare le idee dello Spirito.
 
  • Custodire
Custodire perché ricevendo il carisma ne diventiamo titolari e contemporanei. Il carisma è un dono oggettivo ricevuto. Non posso dire: "Per me il carisma è…". Prima di dire "per me", devo essere consapevole di far parte di un corpo che mi precede e che ha già una sua identità a prescindere da me. Prima ancora devo capire che ricevo un dono di Dio e quindi devo entrare nel suo progetto. Di qui il senso di responsabilità, ma anche di intraprendenza nella nostra comune vita e missione. Viene alla mente la ripetuta esortazione di Paolo a Timoteo: "Custodisci mediante lo Spirito Santo, che abita in noi, il bene prezioso che è stato affidato" (2 Tm 1, 14). La parabola dei talenti insegna: non si può "custodire" il dono sotterrandolo, lasciandolo fermo e immutabile, occorre investirlo e farlo fruttificare (Mt 25, 14-30). Il verbo custodire indica e ricorda come nessuna di noi sia padrona del carisma. Il padrone è solamente lo Spirito Santo, che lo ha donato alla Fondatrice e alle prime sorelle e continua a donarlo alle altre appartenenti alla nostra Congregazione, chiamandoci a condividere, in modalità sempre nuove, la medesima ispirazione iniziale. Il carisma non si può testimoniare che con l’esperienza di vita, mostrandone tutta la bellezza.
 
  • Approfondire
"Approfondire", perché il carisma è di una ricchezza mai pienamente esplorata, ha sempre cose nuove da dire, soprattutto quando interagisce con nuovi contesti culturali e storici. Questo richiede ovviamente preghiera, studio e sperimentazione. Per offrire il proprio contributo creativo occorre innanzitutto una conoscenza del carisma, attraverso lo studio o comunque la sua assimilazione. A volte si ripetono formule imparate senza sufficiente attenzione critica e senza l’esigenza di un approfondimento personale. Occorre offrire a tutte le Figlie della Misericordia le modalità di accesso alle fonti e ai materiali riguardanti l'origine e la storia della Congregazione. Occorre poi un vissuto, che sia garanzia di un’esperienza che ha fatto proprio il carisma al punto da poterlo esprimere in tutta la sua ricchezza mediante le nostre opere. Assume quindi un'importanza particolare la preparazione spirituale e specifica iniziale che in seguito dovrà continuare attraverso la formazione permanente di ogni singola sorella. Solo così il nostro carisma potrà esprimersi nei modi e nei luoghi giusti in risposta ai segni dei tempi.
 
  • Sviluppare
Lo spirito che ha illuminato e animato la nostra Madre Fondatrice, beata Maria di Gesù Crocifisso, e la prima comunità di suore si comunica gradatamente a tutta la famiglia che ne è nata. Il carisma della Fondatrice diventa "carisma della Congregazione", che diventa poi la refrazione collettiva di quello sviluppato dalla vita, dall'esperienza, dagli apporti di quelle che lo Spirito continua a chiamare. E così il seme diventa albero che cresce e si ramifica in molte direzioni … o continenti.
Noi non dobbiamo fermarci al già sperimentato, a quello che ci offre una determinata sicurezza. Occorre trovare sempre nuove modalità espressive senza lasciarsi imbrigliare nelle sicurezze del "passato". Possiamo cedere anche: rimpiangendo i bei tempi passati oppure respingere le novità della vita e le sorprese che il Signore ci pone dinanzi. Considerando la nostra centenaria storia, noi Figlie della Misericordia non abbiamo nessun diritto di dubitare della Provvidenza Divina che è il pegno più grande della Congregazione in mano al Padre celeste stesso. Non è casuale che al verbo “sviluppare” venga premesso l’avverbio "costantemente": lo sviluppo del carisma è frutto di un cammino permanente, mai compiuto.
 
3. PER VINO NUOVO OTRI NUOVI…
 
Lo Spirito Santo, origine del carisma, resta sempre la guida ultima e consigliere di tutte le appartenenti alla Congregazione nella comprensione e attualizzazione del carisma. La piena docilità e disponibilità all’azione dello Spirito non fa abdicare alla propria volontà, invita piuttosto a porre interamente forze, cuore, mente e tutte le proprie capacità a sua completa disposizione. Colui che si apre alla sua guida supera ogni impedimento al cammino di sequela di Cristo e all'adempimento della sua parola. La persona liberata è ormai mossa da un principio di vita interiore, dall'amore, dalla voce dello Spirito, che soffia dove vuole e non sai da dove viene e dove vada. Questo appare in maniera peculiare negli inizi di ogni famiglia religiosa, così anche della nostra. Basti ricordare i nostri primi inizi, quando nemmeno la Madre Fondatrice e le prime suore sapevano ancora come tutto doveva essere, ma si lasciarono comunque condurre dallo Spirito in totale disponibilità. La Madre, quale vera figlia della Chiesa, ascoltava la guida dello Spirito nelle parole del dott. Josip Marčelić, cofondatore della Congregazione e scopriva in tal modo la volontà Divina. Essa seguì anche la propria ispirazione interiore e andò per cammini che non avrebbe mai immaginato di percorrere. In quanto docili alla guida dello Spirito le nostre prime sorelle hanno potuto essere creative e, nella loro dimensione profetica, rispondere ai tempi, ai bisogni e alle attese degli uomini loro contemporanei. Esse hanno voluto essere fedeli alla conduzione di Dio, anche quando sembrava contraddittoria.
 
Le nostre Costituzioni, il Direttorio e la Regola francescana ci aiutano a conservare la nostra spiritualità e il nostro carisma, non chiudendo ma aprendo e indicando il cammino che ognuna di noi deve percorrere per realizzare la sua missione. In questo modo, custodiamo il patrimonio della Congregazione, da una parte guardando al suo passato, alla storia, alla sua prima esperienza carismatica, dall'altra aprendoci al futuro, invitate non ad una osservanza pedissequa e ripetitiva ma a una nuova creatività, in continuità con la creatività iniziale. Siamo sicure che lo Spirito ha già tracciato il nostro orizzonte nel dono del carisma. Siamo consapevoli ed aperte a sempre nuovi suggerimenti dello Spirito, così da riproporre il carisma in maniera sempre nuova e creativa, rendendolo più vicino e capace di rispondere ai bisogni dell'uomo di oggi.
 
La docilità allo Spirito domanda coraggio: il coraggio di abbandonarsi all’avventura sempre nuova e imprevedibile della sequela di Cristo, il coraggio di credere al Vangelo, il coraggio di mettere la propria vita interamente nelle mani di Dio. Ci si può arrendere a Dio soltanto se si è sperimentato il suo amore. Solo allora ci si può fidare ciecamente di Lui e abbandonarsi a Lui, come una matita o un pennello nelle sue mani di Artista, perché con la nostra vita egli scriva la più bella poesia, dipinga un’opera d’arte, componga il suo capolavoro.
Sia l'intera Congregazione che ogni singola sorella sono chiamate ad intessere la loro propria spiritualità in ogni sfaccettatura del nostro carisma della misericordia per avvicinare in modo nuovo al prossimo il misericordioso volto del Padre.
Naturalmente, le crisi che hanno colpito tutto il mondo hanno coinvolto anche la Chiesa, gli Istituti di vita consacrata e anche la nostra Congregazione. Il cardinale Gabriel-Marie Garrone nella sua opera La Chiesa descrive in modo commovente anche la crisi dei religiosi. Egli rileva che invece dell'aggiornamento è avvenuta la mondanizzazione. Molti desiderano far progredire il cristianesimo, come se il cristianesimo fosse la religione del progresso. No! Il cristianesimo è la religione della salvezza. Ecco perché papa Francesco spesso parla di mondanità infiltratasi negli ordini ecclesiastici usando proprio il termine mondanizzazione. Se vogliamo considerare sinceramente la nostra situazione, vedremo che il vivere la nostra spiritualità ed il nostro carisma riflette spesso la pallida immagine della nostra unione e comunione. Purtroppo, in molte delle nostre relazioni interpersonali, su molti livelli, esiste il "noi" ed "loro", anche se sappiamo che siamo tutte figlie di un solo Padre celeste e di una sola madre spirituale, la beata Maria di Gesù Crocifisso. A tutte noi sono ben note le parole della Madre: "Innanzitutto, che mostriate amore per le care sorelle; dovete essere fuse in un solo amore, tale da dare la vita l'una per l'altra. Gesù, Dio dell'amore ci comanda: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri"(Gv 13,35) E la vostra Madre vi dice: 'Care sorelle! Figlie del mio cuore, amatevi tra di voi!' anche se tutto dovesse andar perduto, il sacro amore deve restare per sempre" (Casa Madre 1928). Ritengo quindi doveroso fare alcune brevi osservazioni sugli ambiti di crisi più gravi che hanno colpito la vita religiosa odierna e sono visibili anche tra di noi, ovvero l'ascesi, la comunione e la fede.
 
  • L'ascesi
 
Il termine askesis in greco significa esercizio, e consiste nell'abnegazione delle necessità corporali per ottenere la purificazione spirituale. Si tratta quindi di una sana ascesi cristiana, compiuta nella fede per il Regno dei Cieli, che ci preserva dall'edonismo. L'ascesi ci preserva anche dall'individualismo e da alcuni percorsi paralleli nel vivere la spiritualità all'interno della comunità. L'ascesi ci apre al prossimo, ci abilita alla purezza degli occhialla purezza delle orecchie ed alla purezza della lingua e si riflette fortemente anche sul modo di vivere i nostri voti religiosi. L'obbidienza va vissuta nella fede e nell’umile sottomissione alla volontà del superiore, cercando di discernere in essa la volontà di Dio. Nel voto di castità l'ascesi purifica la visione del cuore e della mente per tutto quello che è bello e puro. La povertà ci abilita per il principio paolino: "Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil 4,12-13). Succede spesso che sul piano materiale non ci manchi nulla, mentre impercettibilmente siamo prese dalla carestia spirituale. È quello che a suo tempo il cardinale Ratzinger aveva definito "cristianesimo borghese".
 
  • La comunione
 
Visto che se ne parla continuamente, pare certo che la comunione sia in grande crisi. Da sempre essa era un aspetto esigente, mentre oggi questo vero senso di appartenenza alla comunità come alla propria famiglia è diventato un grande problema, tale da condurre spesso all'isolamento. Il documento La vita fraterna in comunità già nell' Introduzione rileva: Le comunità religiose sono nate "non da volontà della carne o del sangue", non da simpatie personali o da motivi umani, ma "da Dio" (Gv 1,13). Si vuole avere libertà senza responsabilità, diritti senza doveri. Così il convento diventa solo una residenza e la superiora un mero "bancomat". Ad un tale clima contribuiscono spesso anche i superiori, tollerando determinati comportamenti e assecondando alcuni individui per soddisfare i propri interessi. Tale tolleranza poi, con il passare degli anni, diventa in definitiva un'usanza inestirpabile. Osservando le nostre comunità e le nostre sorelle vediamo che ognuna ha il proprio telefono cellulare, laptop, facebook, twitter e che per ore e ore stanno sedute davanti al televisore per non perdere nemmeno un telegiornale e purtroppo in qualche caso la puntata della serie televisiva prediletta. La Sacra Scrittura ed il Breviario sono sul cellulare che portiamo con noi nelle cappelle per gli atti comuni. Siamo diventate tiepide, la preghiera comune e la liturgia sono diventate una mera abitudine. Non ci fanno cambiare. A volte per noi le celebrazioni liturgiche diventano uno spettacolo, per cui il cardinale Sarah si domanda: "Nelle nostre liturgie c'è ancora posto per l'Altissimo?" (Si fa sera e il giorno ormai volge al declino, p. 131). Vediamo un po' quali sono le nostre conversazioni: c'è ancora amore e Dio in esse oppure nelle nostre comunità regna il "terrorismo del pettegolezzo" che, come dice papa Francesco, trasforma la nostra comunione in purgatorio? Possiamo noi ancora ricordarci dell'ultima occasione in cui abbiamo avuto un colloquio spirituale con qualche sorella oppure abbiamo commentato un libro spirituale che abbiamo appena letto? Come il nostro numero diminuisce, noi ci allontaniamo sempre più l'una dall'altra, invece di ravvicinarci come sarebbe logico. Le parole della Madre, tratte dal suo testamento, sono chiare e fortissime, un vero grido: "Praticate quanto più potete l'amore fraterno. Amatevi come vere fidanzate di Gesù. Siate grandi nell'amore. Non vi meravigliate di niente, sopportate tutto e perdonate tutto. Io ho voluto mettervi nel cuore ancora al tempo dei primi inizi della nostra Congregazione il mio motto, che anche adesso voglio esclamare nel momento della nostra separazione: anche se tutto dovesse andar perduto, il sacro amore deve restare per sempre" (Testamento spirituale, 9 dicembre 1960).
 
  • La fede
 
Il moltiplicarsi delle crisi nei nostri tempi non ha risparmiato nemmeno la vita religiosa, come se avessimo limitato la nostra vita solo agli aspetti visibili e terreni. Questa è la ragione per cui Papa Benedetto XVI difende la tesi della "crisi di Dio", ovvero della fede, affermando: "Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci" (Curia, 22 dicembre 2011). Ricordiamoci come anche nell'Anno della Fede (2012-2013), nella lettera Porta Fidei, egli sottolinei in modo significativo di non proclamare l’Anno della Fede per i non fedeli bensì per i fedeli: “Si! Anche ai fedeli bisogna annunciare di nuovo il Vangelo, Gesù Cristo che ci ha portato Dio” (PF 4,7,9). Dobbiamo quindi riscoprire la persona di Gesù Cristo per poter ritrovare nella nostra vita quotidiana il senso della fede e del sacro. Abbiamo oramai relativizzato tutto. La crisi della fede fa infiltrare anche nelle nostre comunità tutti i sintomi della secolarizzazione. L'attivismo o la comodità hanno fagocitato la preghiera e la genuina e operosa carità diviene umanesimo, così che a poco a poco finiremo per ritrovarci in un vicolo cieco.
 
Dobbiamo quindi coltivare una sana spiritualità, seguendo il genuino carisma della nostra Congregazione. Anche quando ci pare che la vita religiosa stia per esalare l'ultimo respiro, visto che si spengono molte comunità religiose maschili e femminili, perché restando senza nuove giovani forze abbandonano la loro opera di apostolato, non perdiamo la speranza. Anche se la nostra Congregazione ne risulta ugualmente colpita, non ne deve essere colpita anche la nostra fiducia in Dio! Noi dobbiamo persistere in quello che ci è affidato, con lo spirito aperto e la vera fede. Il nostro serafico padre san Francesco ci insegna a "rincominciare da capo", perché finora non abbiamo fatto niente! Anche se il nostro cammino dura già da cento anni, ci spetta di "rincominciare da capo". Adesso abbiamo anche la nostra protettrice celeste, la beata Madre Fondatrice, che perpetuamente intercede per noi e prega affinché custodiamo lo spirito della Congregazione, lo spirito di amore ed umiltà.
Care sorelle, credo che ognuna di voi senta nel suo cuore di avere assunto, nel nuovo secolo della nostra cara Congregazione, un ruolo principale ed insostituibile nel nostro comune cammino nello Spirito. Ognuna di noi è chiamata a compiere opere di misericordia per asciugare il sudore e le lacrime di coloro ai quali siamo mandate, da vere sorelle, madri e Figlie della Misericordia. Porgiamo tuttavia, prima di tutto, il fazzoletto alla sorella che ci sta accanto per non accedere al sacrificio eucaristico a mani e cuore vuoti.
 
Questa relazione è senza conclusione perché il carisma è il Vangelo vivo, quello che si vive nella novità dello Spirito, perché: "È giunto il tempo di custodire nella creatività la novità, perché conservi il sapore genuino della fecondità benedetta da Dio. Il vino nuovo esige capacità di andare oltre i modelli ereditati, per apprezzare le novità suscitate dallo Spirito, accoglierle con gratitudine e custodirle fino alla piena fermentazione oltre la provvisorietà" (Per vino nuovo otri nuovi. n° 55)
 
Se aggiungiamo al titolo del tema il punto interrogativo (CFM spiritualità e carisma – fondamento e impronta di unità, comunione e missione?) e se abbiamo trovato la risposta, allora abbiamo già indossato il vestito nuovo - ed io ve lo auguro di tutto cuore!
 
Come introduzione al nostro lavoro per gruppi, voglio condividere con voi un piccolo aneddoto che forse avete già sentito. Una bambina si interessava della vita nel convento. Sua zia era suora e la bambina la pregò di poter venire in convento per una decina di giorni. La zia fu lieta di poterle esaudire il desiderio. Quando dopo dieci giorni la bambina tornò a casa, tutti i famigliari erano curiosi di sapere come vivono le suore nel convento. Allora, la bambina si mise a descrivere un solito giorno lavorativo: "sveglia di buon'ora, preghiera, santa Messa, prima colazione, poi - ogni suora fa il suo dovere personale, pranzo…. e le preghiere del Vespro”. Comunque, il giorno della settimana più strano per lei era il sabato. Ecco come lo descrive: “Ho capito tutto e tutto mi pareva logico - tranne il sabato. Il convento è sempre pulito e ordinato, eppure, quando viene il sabato, le suore rimuovono tutti i mobili e negli angoli cercano la polvere”.
Alla bambina tutto pareva pulito e ordinato. Sono tali anche le nostre relazioni e tutte le cose esteriori. Eppure, noi sappiamo che la "polvere" esiste da qualche parte e bisogna trovarla…
 
Grazie dell'attenzione!
 
 
 
LAVORO DI GRUPPI
 
 
  1. Le caratteristiche spirituali delle Figlie della Misericordia sono visibili nelle nostre comunità e in ogn’una da noi? In che modo? Che dobbiamo fare per migliorare la visibilità della nostra spiritualità personale e comunitaria?
  2. consapevoli ed aperte ai sempre nuovi suggerimenti dello Spirito, per riproporre il carisma in maniera sempre nuova e creativa, capace di rispondere ai bisogni dell'uomo di oggi?
 
  1. Come comprendiamo e viviamo interculturalità nella Congregazione?
 
  1. Il compito di aggiornare la nostra identità (vita spirituale e carisma) richiede discernimento, studio, formazione e azione. Come possiamo rinnovare la nostra vita personale e comunitaria?
 


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